ESCLUSIVA SI – Bellinazzo: “Il 20 gennaio sarà fondamentale, ora serve compattezza”

Il calcio italiano, nelle ultime settimane, è stato travolto dal caso plusvalenze e dalla delicata situazione in casa Juventus, con la società bianconera che si trova al centro di un importante indagine che potrebbe causare una scossa al sistema sportivo italiano. Abbiamo parlato in esclusiva di tale situazione con Marco Bellinazzo, giornalista del Sole24ore ed esperto di politica ed economia sportiva.

La situazione in casa Juventus è sempre più delicata: il 20 gennaio potrebbe essere una data cruciale per il futuro del calcio italiano?

"Assolutamente sì. Sarà una data spartiacque, potrebbe essere l'occasione in cui la Procura Federale riuscirà a dimostrare l'esistenza di quel piano per realizzare plusvalenze in maniera intenzionale. Piano, ovviamente, concordato con altre società: bisognerà dunque verificare l'esistenza di quel dolo che può essere alla base di condanne importanti, in ambito sportivo ma non solo. Non basta contestare però questi valori gonfiati, dato che nel sistema calcistico non esiste un criterio oggettivo per determinare il corretto valore di un calciatore. Proprio per questo in passato sono state arenate varie inchieste, a gennaio capiremo se la Procura ha qualche carta in più rispetto alla semplice contestazione del valore".

Il problema degli ammortamenti nel sistema delle plusvalenze è evidente: come bisognerebbe superare tale scoglio? Questo sistema penalizza innanzitutto quali soggetti?

"Il sistema italiano ha abusato delle plusvalenze, e questo è evidente nelle operazioni di scambio perché si determina un beneficio economico immediato. Negli anni successivi allo scambio ovviamente ci sono questi ammortamenti che vanno a pesare sul bilancio come una zavorra, diventano debiti. Bisogna guardare quel livello per renderci conto di come la situazione sia sfuggita di mano; negli ultimi anni siamo arrivati ad un miliardo di euro, causato dal già presente indebitamento della Serie A. Guardando il sistema, bisogna comprendere il problema: la semplice contestazione di operazioni con valori gonfiati non è giuridicamente sostenibile, salvo il caso in cui si provi il dolo. Bisogna agire per altre vie: la FIFA sta pensando a un algoritmo in grado di fissare dei valori sui calciatori, vedremo se servirà a qualcosa. Ora però si deve lavorare su un sistema che – a livello di regolamento sportivo – possa rendere controproducente il sistema delle plusvalenze. In particolare quando ci sono scambi senza trasferimento di denaro, non andando a contabilizzare queste plusvalenze. Tutto ciò non intaccherebbe il diritto civile, ma in ambito sportivo potrebbe essere importante sterilizzare tali operazioni. Questo, però, bisognerà farlo senza andare a penalizzare quelle società che – attraverso la crescita e la valorizzazione dei calciatori – attuano plusvalenze nel modo giusto".

Moggi ha affermato che "se riaprono il sistema delle plusvalenze dovranno riaprire anche Calciopoli". Tali dichiarazioni vanno lette in che modo?

"La storia di Calciopoli è molto complessa, è una pagina che per il bene del calcio italiano bisognerebbe abbandonare: ci sono problemi più urgenti da risolvere, dobbiamo staccarci dal passato".

Quindi chi paragona questa situazione in casa bianconera con Calciopoli lo fa per quale motivo?

"Penso sia una frase fatta, chi lo dice allude a un sistema di relazioni tra club, dove alcuni valori di calciatori sono stati gonfiati. Situazioni che hanno portato ad un livello di ammortamento alto e hanno portato a fallimenti: siamo in una fase delicata dal punto di vista della stabilità del calcio, i problemi vanno affrontati seriamente". 

Il nuovo CDA della Juventus è composto da esperti di Diritto d'impresa e revisioni di bilanci: è una mossa che bisogna leggere in quale modo?

"E' evidente che sia accaduto qualcosa di non lineare all'interno del club per reagire al periodo Covid: tutti hanno sofferto, alcuni club più di altri. John Elkann ha voluto mettere a capo delle persone con grande competenza perché c'è da affrontare questo processo e bisognerà affrontarlo sotto vari punti di vista. C'è poi la necessità di mettere i conti in ordine: la Juventus nell'ultimo triennio ha perso 550 milioni, bisognerà dare un nuovo equilibrio senza penalizzare troppo la squadra anche se è evidente come servano alcuni sacrifici importanti".

Nell'assemblea di ieri è stato approvato l'ultimo bilancio, con una perdita di 285 milioni di euro: questa cifra potrebbe influire ulteriormente sulle indagini?

"No, è nell'arco dell'ultimo triennio che la Juventus ha perso molto. Nell'insieme la Juventus ritiene di aver operato correttamente, sicuramente ci sono state delle modifiche: la questione più complessa, qualora venga disposto il processo in ambito penale, sarà verificare la correttezza delle stesure dei bilanci della Juventus negli anni contestati. Sarà un tema centrale".

A prescindere dall'esito delle indagini, crede che cambierà qualcosa nel futuro modus operandi delle società italiane?

"Molto è già cambiato, alcune scelte – in parte obbligatorie – hanno già portato benefici e alcune squadre stanno cercando di portare avanti modelli di maggiore sostenibilità, puntando ad esempio più sui giovani che sui parametri zero. La Juventus in questi anni ha pagato più questo, poi l'operazione CR7 è stata rischiosa e lo stiamo notando ora. Negli ultimi mesi, però, anche Allegri sta portando avanti una nuova filosofia, provando a lanciare giovani cresciuti nel vivaio bianconero".

Passando all'Inter, la battuta di Zhang sui cinque euro da dare ad Ausilio nasconde un fondo di verità. L'indebitamento della società nerazzurra come bisognerebbe affrontarlo? Il nuovo stadio sarà decisivo?

"L'indebitamento è la zavorra che l'Inter si porta dietro da tempo, negli ultimi tre anni i nerazzurri hanno pagato 40 milioni all'anno solo di interessi finanziari: è come avere un calciatore in meno all'anno. E' un problema che va affrontato, bisogna prima diminuire i costi, probabile quindi che anche l'Inter debba seguire la strada di Milan e Napoli. Lo stadio sarà uno spartiacque fondamentale, senza di esso sarà complicato aumentare i ricavi".

Citando il suo nuovo libro, quale crede sarà la prossima guerra che il calcio italiano dovrà affrontare?

"Spero non ce ne siano altre, ne abbiamo già tante e tutte queste spingono a una progressiva marginalizzazione della Serie A: questo è il rischio che stiamo continuando a correre in maniera inconsapevole. Guerre finanziarie, economiche, guerre di streaming. Dentro queste battaglie, in assenza di un sistema forte in grado di agganciare questo sistema di ripresa, si rischia di rimanere indietro mentre altre realtà potrebbero correre più velocemente. La Premier, ad esempio, l'anno prossimo fatturerà sei o sette miliardi, rischia di avere ricavi più del doppio rispetto alle altre due leghe maggiori, Bundesliga e Liga, che hanno ricavi superiori ai tre miliardi di euro. E' un calcio che corre a velocità diverse, noi continuiamo a rincorrere modelli verso i quali abbiamo difficoltà a trovare contromisure. In questo momento la Serie A ha bisogno di compattezza per affrontare nodi e riforme che sono state rimandate per troppo tempo".

 

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