Berrettini-Musetti, si riparte dalla stagione sul rosso!

Un tormentoso tunnel senza via d’uscita sta intrappolando Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti reduci da una deludente spedizione americana. Seppur si tratti di due situazioni differenti, entrambi gli azzurri condividono le tante sconfitte che generano innumerevoli critiche, la poca fiducia nei propri mezzi ma anche un’apparente serenità emotiva. Partiamo da Berrettini, il Matteo visto dal 2019 a metà del 2022 non esiste più, o meglio non in questo preciso momento, quindi smettere di fare paragoni e cancellare quel prototipo consentirebbe un piccolo passo in avanti. Nel match perso contro McDonald, la componente atletica dell’ex finalista di Wimbledon è la chiara fotografia delle difficoltà che lo ostacolano. Il tennis di Berrettini ha bisogno di esplosività, che parte dalla sicurezza al servizio passa per la solidità del rovescio o del back fino all’incisività del dritto che gli consente di realizzare tanti vincenti. Il soprannome “the hammer” attribuitogli nuovamente l’anno scorso dopo aver vinto Stoccarda e il prestigioso Queen’s post infortunio, è la pura testimonianza del potenziale tennistico in grado di esprimere. Matteo può tornare a quei livelli ma ha bisogno di tempo. In primis deve trovare la condizione fisica, la base per poter sviluppare il suo gioco e guardando l’aspetto positivo da Indian Wells a Miami il classe 1996 in campo si è mosso meglio. Chiaramente questo non basta per essere competitivi a questi livelli, ora che il gap tra il numero 10 e il numero 90 del circuito non è così evidente e spesso è l’attitudine mentale a fare la differenza. Il Berrettini tradito dai due tiebreak (7-6 7-6 contro McDonald) dimostra il ruolo cruciale della testa, la mancanza di fiducia ha per certi versi il potere decisionale sull’entrata o uscita di una palla. Per questo motivo vista la crisi attuale la forza mentale dimostrerà se Berrettini ha la stoffa per tornare a essere un campione, e se da un lato è giusto prendersi del tempo per ritrovare le giuste sensazioni, riabituarsi a giocare a quei ritmi e ritrovare qualche vittoria non è neanche troppo presto per decidere di cambiare, radicalmente. Il team di Berrettini da sempre onnipresente lo ha portato ai vertici di questo sport ma non è detto che per tornarci si abbia bisogno di una nuova guida tecnica e soprattutto atletica, visto e considerato che il 2022 è stato coronato dagli infortuni e come detto prima se Berrettini non è al 100% della sua condizione fisica le componenti del suo tennis non ingranano e il suo livello cala in maniera netta.
Intanto c’è la terra, il rosso è lo stop per ripartire con la consapevolezza di non avere punti da difendere e il verde dell’erba sarà un primo arrivo dove ogni singola vittoria porterà comunque qualcosa di positivo.
La tranquillità di non dover confermare determinati risultati è un discorso che vale anche per Lorenzo Musetti che dopo un ottimo 2022 e un inizio stagionale decisamente avvincente (United Cup) è rimasto ingabbiato nella trappola delle sue incertezze. Dopo il primo turno nel primo Grande Slam dell’anno, la scelta di volare in Sudamerica per disputare tornei in terra, (decisamente opinabile) dove le difficili condizioni unite ai giocatori esperti hanno spinto il carrarino nella fossa e le due sconfitte al primo turno in entrambi i Masters 1000 americani completano il quadro. Va detto però che Lehecka (avversario che ha sconfitto Musetti a Miami) è nel momento migliore della carriera, una vera e propria sorpresa che ha iniziato l’anno con i quarti di finale agli Australian Open dimostrando di avere attributi e requisiti per entrare nella top 20. Lorenzo poteva sicuramente fare di più ma a differenza di Matteo il suo tennis funziona e al di là di aumentare la percentuale di prime palle o di un generale miglioramento tecnico l’unico problema è la mancanza di sicurezza, quella che ti permette di convertire o meno una palla break. I numeri non mentono e da metà gennaio lo score dice 1 vittoria a fronte di 7 sconfitte. A Marrakech (ATP 250 prossimo torneo nel calendario) i fantasmi di questo periodo inevitabilmente torneranno, ma per fare un ulteriore salto di qualità dovrà essere bravo a sconfiggere prima loro e di conseguenza gli avversari. Il best ranking raggiunto a fine gennaio (18 ATP) testimonia le sue qualità, spingersi oltre è un obiettivo concreto e realizzabile ma senza la vera convinzione dei suoi mezzi il tormentoso tunnel potrebbe non presentare vie d’uscita.