I “veri” giovani su cui puntare

Ormai prossimi al giro di boa, questo weekend si svolgerà l’ultima giornata del campionato primavera. Fin qui le novità o per meglio dire le sorprese non sono mancate. La classifica ad oggi mette in risalto come alcune grandi società del nostro calcio stiano facendo fatica a livello U19. Alcune anche in maniera inaspettata, altre seguendo un normale percorso di cambio generazionale. Le due squadre di Milano per esempio, in attesa del derby dei grandi, in primavera non riescono a dare continuità di risultati.

C’è però un aspetto che le accomuna, la voglia di far giocare a calcio questi ragazzi senza pensare solo al risultato. Chivu da una parte, Abate sull’altro versante. Dati alla mano sono tra le squadre che rinunciano ai fuori quota più facilmente. Il derby primaverile di qualche settimana fa ne è stato l’esempio lampante. 8 2005 in campo da titolari e 1 2006. Tanti errori in campo frutto della giovanissima età delle due rose, frutto di una volontà degli allenatori di non pensare alla vittoria ma allo sviluppo del gioco e alla crescita di quei 2005 e 2006 che devono essere il futuro anche del nostro calcio. Capiremo se le famigerate riforme tanto attese coinvolgeranno o meno anche norme del campionato primavera su età e stranieri, oggi però pare evidente che non tutte le società abbiano come monito lo sviluppo del calcio giovanile. Negli anni il campionato primavera è diventato più performante, più competitivo e attraente da guardare, ma il calcio italiano deve ricordarsi che per ripartire ha bisogno dei giovani. Per giovani però non si intende un 2003 che confrontandosi con un 2006 per ovvie ragioni riesce ad emergere. Neanche un 2004 se guardiamo al di là del nostro naso e vediamo cosa succede all’estero, per esempio con la coppa di Francia di qualche giorno fa. Spazio ai più piccoli, spazio a chi deve crescere per essere l’Oro del domani e non l’argento di oggi.