Giovani italiani, la scommessa sbagliata

14.10.2023 13:46 di Redazione Sportitalia   vedi letture
Fonte: A cura di Giada Giacalone
Giovani italiani, la scommessa sbagliata

Il nuovo terremoto che sta scuotendo il calcio italiano questa volta coinvolge anche i più giovani. Non è questo forse il posto giusto per emettere sentenze ed occuparci di ludopatia, non siamo un tribunale ne un ospedale, ma l’attenzione che deve essere rivolta al brutto affare scommesse illegali-calcio ci coinvolge. 
Lo fa perché questa piaga sociale non riguarda più solo persone adulte che non i loro soldi decidono di violare la legge, ma giovanissimi che dovrebbero avere ancora dei sogni nel cassetto. 
La rabbia che in tutti noi emerge, è dettata dalla fortuna che questi ragazzi hanno ma che evidentemente non gli basta più. La noia li porta a fare cose che sanno bene non dovrebbero fare, e lo sanno perché i settori giovanili passano ore e ore a spiegare cosa si può e cosa non si può fare anche nell’ambito delle scommesse. Non è tutto vietato, attenzione non può passare il concetto esteso che le agenzie di scommessa siano il male, ma bisogna saperle usare. Noia dicevamo,  parola che mai avrei pensato di associare a questi ragazzi che mentre crescono sotto i riflettori perché dotati di talento calcistico parallelamente iniziano ad autodistruggersi. 
Le società, i procuratori, ma aggiungo le famiglie soprattutto le famiglie che traggono un beneficio dal talento in termini anche economici, dopo i tanti sacrifici fatti ad oggi sembrano non riuscire più a educare questi ragazzi. 
Si può dare la colpa all’utilizzo degli smartphone, alla poca convivialità che orami c’è per via dei social e del mondo digitale a 360 gradi ma forse è nascondere la polvere sotto il tappeto. Così come non si può generalizzare sulle nuove generazioni prive di valori.

È giusto che chi sbaglia deve pagare, non demonizziamo i giovani, ma dobbiamo tutti fare mea culpa. Bisogna far capire che nella vita le fortune vanno alimentate con sudore e sacrificio, e che il male può celarsi dietro ad atti che possono sembrare superficiali. Lo status di calciatore non ti eleva da responsabilità tutt’altro, diventi un modello da emulare citando anche Spalletti nel pre Malta.  L’indagine prosegue e la macchia d’olio è destinata ad allargarsi, con la consapevolezza che per questi ragazzi che sognano di diventare campioni in un rettangolo verde le prossime settimane saranno destinate a rimanere indelebili nella loro vita per aver deciso di giocare la partita sbagliata. Quella dell’ illegalità.