Verstappen come Schumi nel '95: può decidere se (e quando) cambiare i destini di questa Formula 1

Un principe nel Principato. Il salotto di Montecarlo, nell’ultimo fine settimana, non ha concesso sconti rispetto a quello che per logica e supremazia tecnica appariva come il più prevedibile dei pronostici. Max Verstappen davanti a tutti, per la quarta volta su sei gare stagionali, dopo una pole al cardiopalma strappata all’ultimo metro contro un meraviglioso Fernando Alonso, e grazie anche all'harakiri tecnico di Sergio Perez e mentale (l’ennesimo) della Ferrari.
Trentanove punti di vantaggio nella classifica iridata sul primo inseguitore, il compagno di squadra in Red Bull, ma soprattutto una supremazia straripante che in alcuni passaggi sembra non conoscere intervallo di valutazione. Se in giornata, e succede spesso, Verstappen con questa RB19 fa un altro sport. Per chiunque.
Per mesi abbiamo esaltato, applaudito e a tratti invidiato la qualità del progetto confezionato da Horner, Newey e soci, ma al netto di una macchina ed una gestione praticamente perfette, non può essere ignorato che l’ormai ex bad boy tutta irruenza e spregiudicatezza, che tanti negli anni passati hanno criticato per la sua condotta gara in alcuni casi al limite, oggi sia diventato un fuoriclasse assoluto, veloce, lucido nelle valutazioni e dal talento sconfinato.
Poco importa se non sarà, mai, il più simpatico del paddock. Poco conta se qualcuno, non pochissimi a dire il vero, continuerà ancora per un po’ di tempo a rinfacciargli che quel primo Mondiale vinto nel 2021, al fotofinish e contro Lewis Hamilton, sia stata la risultante soprattutto di una serie di interpretazioni e pasticci regolamentari. A Verstappen, a questo Verstappen, sembra davvero non interessare, perché oggi e come già successo per altri grandissimi in passato la Formula 1 è il suo giardino di casa, dove poter imperversare senza ostacoli o rischi.
Bisognerà capire ancora per quanti anni questo presente così monotematico saprà trasformarsi nel futuro prossimo della categoria, ed anche in questo caso prima ancora che in quelle degli altri (Ferrari e Mercedes, ndr) le risposte sembrano custodite nelle mani dello stesso Max.
Potrebbe decidere Verstappen stesso di (ri)mischiare le carte lasciando la sua Red Bull per trovare motivazioni e successi altrove, perché l’unico pilota, in questo momento e in circolazione, in grado di spostare gli equilibri e ridurre distanze di prestazioni tra una monoposto e l’altra è proprio e solo l’olandese.
Un po' come successe con Schumacher a fine campionato 1995, quando decise di riportare la Ferrari sul tetto del Mondo. Un paragone calzante e tutt’altro che offensivo per la memoria del kaiser tedesco.
Una prospettiva, quella di vedere Verstappen lontano dalla Red Bull, che tuttavia oggi non conviene a nessuna delle parti in causa e che salvo inaspettati colpi di scena non si concretizzerà, almeno a breve. Troppo bello continuare a vincere e brindare dal gradino più alto del podio, raccogliendo i frutti di una perfezione sportiva che non è piovuta dal cielo, ma bensì l’apice di una strada affrontata e percorsa con sapiente lungimiranza.
La stessa strada che ha condotto Verstappen sul tetto del Mondo, trasformandolo nel nuovo padrone di questa Formula 1.