Red Bull da record: 11 vittorie di fila come la McLaren’88. Ma quella era tutta un’altra Formula 1…

11.07.2023 19:42 di Redazione SI Motori   vedi letture
Fonte: a cura di Filippo Gherardi
Red Bull da record: 11 vittorie di fila come la McLaren’88. Ma quella era tutta un’altra Formula 1…

La Red Bull continua la propria rincorsa alle statistiche e ad un Olimpo d’immortalità sportiva che si sta progressivamente avvicinando. L’ultimo tassello è stato messo a Silverstone, con Verstappen che ha consegnato alla scuderia anglo-austriaca l’undicesimo successo consecutivo (le dieci gare sin qui disputate nel 2023, a cui va aggiunta quella di Abu Dhabi nell’ultima del 2022).

Un record. Un filotto di vittorie che permette a Red Bull di raggiungere, in testa alla classifica delle strisce più lunghe nella storia della Formula 1, la McLaren stagione 1988. Quella, per intenderci, del capolavoro agonistico del duello tra Ayrton Senna e Alain Prost.

Una delle vetture più performanti dell’automobilismo mondiale, la cui immortale livrea biancorossa divenne icona cromatica del concetto stesso di velocità. Dominatrice di una delle stagioni, nonché una delle epoche, più spettacolari in assoluto. Portata al trionfo da alcuni degli interpreti di maggior talento della storia.

La grandezza di quella McLaren certifica la grandezza, numeri alla mano, di questa Red Bull, sempre a segno nel Mondiale in corso e capace, oltre alle 11 vittorie consecutive, di conquistare 20 degli ultimi 21 Gran Premi disputati. Fondamentalmente, fatta eccezione per la vittoria di Russel, lo scorso 13 novembre a San Paolo, negli ultimi dodici mesi ha vinto sempre, e solo, la Red Bull.

È un impero, un’equazione di rendimento che non conosce intervalli d’interruzione. La perfezione tecnica-aerodinamica nelle mani di un pilota, come Max Verstappen, pronto a dare anche il suo personalissimo assalto ai record della categoria.

Tuttavia, tornando al paragone con quella McLaren è davvero complicato non nascondere un pizzico di difficoltà. Perché sì, i numeri hanno la loro importanza e con buona probabilità Red Bull li migliorerà già a partire dalla prossima gara, il 23 luglio in Ungheria, ma la possibilità di valutare ciò che va oltre la stretta statistica resta una variante doverosa e da prendere in considerazione.

Quella Formula 1, di trentacinque anni fa e dominata da McLaren, non era paragonabile a quella che stiamo vivendo. Meno gare in calendario, meno tecnologia da dover gestire, molti più rischi e soprattutto molti più sorpassi.

Senna e Prost se le diedero di santa ragione, cristallizzando nell’ideale collettivo un dualismo destinato alla leggenda. Verstappen, se escludiamo il 2021 contro Hamilton e pochi sprazzi di Leclerc l’anno scorso e qualche sterile tentativo di Perez quest’anno (fino a quando gliel’hanno permesso, ndr), non ha mai avuto bisogno di indossare l’abito delle battaglie migliori.

Quella Formula 1 era spettacolo adrenalinico da vivere e raccontare senza esitazione. Questa, un concentrato di regole e regolamenti che chi ha la capacità di interpretare nel modo più efficace finisce, inevitabilmente, col cannibalizzare. Un concentrato di elementi collaterali che spesso soffocano le stesse dinamiche di pista.

Non ce ne vorranno Verstappen, Horner e Newey per una voce stonata nel plebiscito di consenso degli ultimi tempi: i record esistono per essere battuti, e loro ci stanno riuscendo, ma la memoria resiste per consegnare emozioni destinate a durare in eterno. E su quelle, per ora, questa Red Bull deve ancora lavorare.