Parlamento Europeo: dal 2035 solo auto elettriche. Ma l'Italia è ancora troppo indietro...

Ci prendiamo, e spero ce la concediate, una settimana di pausa tra queste stesse righe nel nostro percorso sulle attuali dinamiche del motorsport, per dedicare un editoriale, qualche report numerico e una personalissima prospettiva della recente approvazione da parte del Parlamento Europeo.
Dal 2035 stop alle vendite di auto benzina, diesel ed endotermiche in generale, e semaforo verde (a partire dalla stessa data, ndr) alla distribuzione di sole vetture zero emissioni, elettriche o ad idrogeno. Una notizia che ha i contorni della rivoluzione, epocale ma annunciata.
D’altronde, è da tempo che i principali costruttori europei e mondiali hanno mollato gli ormeggi verso il definitivo decollo sul pianeta dell’elettrificazione, canalizzando la propria produzione e sviluppando una campagna comunicativa sempre più modellata e specifica.
Una svolta epocale, dicevamo, infarcita da un numero considerevole di valutazioni personalizzabili. Perché dal mercato auto norvegese, il più virtuoso in termini di emissioni e in cui oggi la percentuale di auto elettriche circolanti è del 66,5 %, fino al tristemente sottosviluppato mercato dell’elettrico italiano, che nell’ultimo mese di gennaio non ha superato la quota irrisoria del 2,6 %, corre qualcosa in più dei soli sessantaquattro punti percentuali riassunti dai numeri, bensì uno sviluppo economico, tecnologico e culturale che per mille ragioni non ha viaggiato alla stessa velocità, e per tutti i paesi, negli ultimi tempi.
In Italia, a fine 2022, le auto BEV (100% elettriche) hanno chiuso con una percentuale del 3,7%, in calo di quasi un punto rispetto al 4,6% con cui si era girati a fine 2021, e solo il 5,1% degli automobilisti italiani hanno scelto nell'ultimo anno di acquistare un modello PHEV (plug-in).
Più incoraggianti i numeri con cui lo scorso 31 dicembre è andato in archivio l’anno delle ibride “standard”, con un segmento che chiude complessivamente a quota 34,1%, guadagnando cinque punti rispetto alla chiusura di dodici mesi prima, con le mild hybrid al 25% e le full hybrid al 9,1 %.
Percentuali a parte, la constatazione è che nel nostro paese mancano le infrastrutture per garantire una distribuzione, credibile, della mobilità elettrica. Gli incentivi statali per abbattere costi di listino ancora troppo alti singhiozzano, le linee guida da parte delle amministrazioni pubbliche assumono troppo spesso il volume di mirate campagne di promozione elettorale e personale, anziché e consistentemente territoriale.
Per chiudere, sono anni che in Italia si parla e tanto di un futuro ecologico all’insegna della mobilità elettrica, ma i numeri non tornano e i tempi per invertire la rotta ora iniziano davvero a stringere. Il 2035 non è così vicino, ma guai a considerarlo troppo lontano.