Moto Gp, questa Ducati è un capolavoro italiano. Godiamocela senza (troppe) domande

29.06.2023 08:10 di Redazione SI Motori   vedi letture
Fonte: a cura di Filippo Gherardi
Moto Gp, questa Ducati è un capolavoro italiano. Godiamocela senza (troppe) domande

Nel 2023 dello sport italiano, non solo la sua variante motorizzata, esiste un’eccellenza assoluta e si chiama Ducati. In realtà è dal 2020 che le Desmo di Borgo Panigale risultano (e per distacco) le moto più veloci al mondo, e se nei primi due anni il titolo piloti, a differenza di quello costruttori, è finito in mani altrui (Mir e Quartararo, ndr), dallo scorso campionato con Bagnaia le due classifiche iridate della Moto Gp si sono perfettamente allineate sotto un unico, meraviglioso, dominio color rosso.

La supremazia con cui Ducati ha scandito la prima metà di questo Mondiale, fin consegnandolo alla sosta estiva delle prossime settimane, è una maiuscola prova di forza e maturità tecnica. Le Desmosedici volano, sia che si tratti di quella ufficiale di Bagnaia, sia che ci si sposti sulle private di Bezzecchi, Marin e Zarco, e senza considerare che la sfortuna e un recupero fisico a rilento ci hanno privato, a tutti e fin qui, del miglior Bastianini o perlomeno di quello che in tanti si aspettavano di vedere e auspicano di ritrovare il prima possibile.

Quattro Ducati nelle prime quattro posizioni al Sachsenring, cinque nelle prime cinque al Mugello, la doppietta di domenica ad Assen e due classifiche iridate dominate e virtualmente già chiuse. La Ducati, questa Ducati, è un capolavoro italiano, disegnato da tecnici e dirigenti italiani, esaltato da piloti di casa nostra. L’inno di Mameli è diventata l’inconfondibile colonna sonora, in giro per il mondo, della Moto Gp e non possiamo che essergliene grati.

Ed allora? Perché continuare, a tratti quasi inquinare, tutto questo tripudio di italianità con continue riflessioni e domande sulla reale perfezione di un progetto che sembra non conoscere difetti? Perché è nella natura umana, e ancora più italiana, voler trovare per forza di cose un motivo per ridimensionare una storia tanto bella da non sembrare vera.

Ecco, quindi, leggere, scrivere e ascoltare da più parti: Ducati vince perché la giapponesi sono in crisi profonda, perché Marquez sta più in sala operatoria che in pista, perché il livello si è abbassato rispetto agli anni dei Rossi, Lorenzo, Stoner ecc. Perché, banalmente, ha più moto (otto) in gara.

Per certi versi tutto, legittimamente, corretto, ma con riflessioni esasperanti e forzati paragoni col passato non si è mai ottenuto nulla, se non epocali disfatte. Il vademecum per chiunque, anche per chi vi scrive, deve essere uno ed uno solamente: godiamoci questa Ducati, viviamola fino a fondo e fotografiamola per incastonarla nei libri di storia, perché la storia questi ragazzi la stanno (ri)scrivendo per davvero.