Moto Gp, Bagnaia cade ancora. Pecco è forte e veloce, ma serve (ri)trovare serenità.

Dopo l’Argentina ecco Austin. Salgono già a due, sulle sole tre gare fin qui disputate, le cadute mandate a referto da Pecco Bagnaia. Nessuna conseguenza fisica, ma prime e tutt’altro che trascurabili ripercussioni numeriche sull’ambizione, legittima, di un ruolo da dominatore proclamato di questa Moto Gp.
Il campione del Mondo in carica dopo aver vinto la Sprint Race del sabato, anche in questo caso la seconda in stagione, con brillante convinzione dei propri mezzi, perde il controllo della sua Desmosedici al giro numero otto di un gran premio domenicale che sembrava destinato a trasformarsi in un assolo solitario con tanto di parata. Ed invece, tuta e morale scivolano via sulla ghiaia texana in pochi istanti, raccogliendo punti zero e lasciando più di un interrogativo incalzante sotto la colonna delle riflessioni.
Innanzitutto, quelli consegnati dallo stesso Bagnaia che nell’immediato post gara si è dichiarato incapace di comprendere e dare una spiegazione ai motivi di questa seconda caduta consecutiva, rincarando la dose con un minaccioso “… così è molto difficile andare avanti”. Il paradosso, è che a parlare non è un pilota lento e su una moto disorientata, bensì colui che viene considerato da tutti come l’uomo da battere in sella ad una Ducati a tratti sconfinata nella sua qualità prestazionale.
E quindi? Come spiegare quello che sta succedendo? La variante d’analisi può spaziare su più fronti, cominciando col dire che le statistiche dello stesso Pecco, negli ultimi anni, raccontano di un pilota che inizia arrancando prima di emergere, prepotentemente, col passare dei mesi.
È stato così lo scorso anno, con appena due vittorie e ben quattro ritiri nelle prime dieci uscite stagionali per poi dominare la seconda parte di campionato ed arrivare fino al titolo mondiale. Fu così anche due anni fa, quando Bagnaia sfiorò la vittoria iridata, ad appannaggio di Quartararo, pur collezionando nelle stesse prime dieci gare in calendario solamente tre podi e nessuna vittoria.
Ducati e Bagnaia, pertanto, sono un binomio che è solito accendersi a rilento e per questo senza necessità di fasciarsi la testa prima ancora di rompersela. Tuttavia, il nervosismo evidente del piemontese dopo la scivolata di Austin è sintomo di un serbatoio della serenità in riserva, con la sensazione di sentirsi il più forte e veloce di tutti che non sempre finisce con l’essere un alleato rinfrancante.
Alleati che ovviamente Pecco sa e non pretende di trovare in pista, perché al di là di tutte le retoriche aziendali chi sale quest’anno su una Ducati, ufficiale e non, lo fa sempre per vincere e non di certo per lasciare strada ad altri. A tal proposito e a proposito di giovani ducatisti rampanti, in testa alla classifica troviamo ancora un Marco Bezzecchi che in Texas ha gestito con intelligenza una gara ad eliminazione, e nella prossima tappa di Jerez ritroverà il sapore dell’asfalto anche Enea Bastianini, con l’altra Rossa ufficiale, dopo l’infortunio nei primi chilometri della stagione a Portimao.
Aggiungiamo pure che nel primo weekend spagnolo in agenda, in programma i prossimi 29 e 30 aprile, si rivedrà Marc Marquez, perché a questo punto e con questo Bagnaia, veloce ma tutt’altro che sereno, in tanti possono immaginare una stagione dai risvolti diversi rispetto a quelli che sembravano essere i destini cristallizati della vigilia.