Marquez, addio Honda e futuro in Ducati (Gresini) per rilanciare la sua carriera. Basterà?

“È stata la decisione più difficile della mia vita, guidata dalla testa e dal coraggio, ma non dal cuore. Voglio tornare a essere il miglior pilota del mondo, se non ci provo non lo saprò mai". Con questo messaggio a mezzo social, destinato ad un componente dello staff HRC e che sovrasta, per autenticità, qualsiasi prevedibile comunicato stampa di facciata, da ambedue le parti, Marc Marquez spiega in poche righe il suo addio alla Honda alla fine del Mondiale in corso.
Un anno prima rispetto alla scadenza naturale del contratto (fine 2024, ndr), e dopo undici anni e sei titoli iridati in Moto Gp che comunque vada e al di là dei punti di vista hanno riscritto la storia di questo sport.
Marquez lascia la Honda e chiude, definitivamente, una generazione di talento incontrastato. Dopo i ritiri di Rossi, Lorenzo, Pedrosa, Dovizioso e prim’ancora Stoner, la notizia scandita nella giornata di mercoledì ha messo ulteriori titoli di coda su un’epoca del motociclismo contemporaneo che rimarrà nell’ideale collettivo. Perché vedere Marc Marquez con altri colori addosso diversi da quelli del team HRC non sarà, evidentemente, la stessa cosa.
Tutto ciò premesso, il futuro del Cabroncito sarà con molta probabilità in sella ad una Ducati, quella del team Gresini, come ventilato da tempo e come lo stesso Gigi Dall’Igna, nell’immediato post Gp di Giappone, ha parzialmente confermato.
Uno dei piloti più forti di sempre insieme alla moto più veloce in circolazione, letta e scritta così non può che rivelarsi una scommessa intrigante e dalla prospettiva (di successo) garantita. Il vero problema è che anche questa nasconde dei risvolti da valutare necessariamente.
Prima di tutto, Marquez correrà col team Gresini, dove ritroverà il fratello Alex ed un ambiente, per logica, che svilupperà l’intero progetto intorno a lui. Non mancheranno quindi serenità e centralità ma sarà pur sempre il piloto di un team clienti, o satellite, se preferite. Con quali gerarchie e soprattutto quale moto?
Nella stagione in corso i due piloti di Gresini, Marquez jr per l’appunto e Di Giannantonio, stanno gareggiando con la versione 2022 della Desmosedici, vecchia di un anno rispetto alla moto di chi, Bagnaia e Martin, si sta giocando il Mondiale. Marquez il prossimo anno che evoluzione avrà della Desmo ducatista? Domandarselo è lecito.
In secondo luogo, e il campionato in corso già potrebbe dare una risposta interessante in tal senso, seguendo una prevedibile gerarchia aziendale Ducati ha tutto l’interesse che a vincere il titolo sia un pilota ufficiale (Bagnaia o Bastianini), e se già ci sono dubbi quest’anno sulla possibilità che da Borgo Panigale arrivi il via libera a Martin e Pramac per giocarsi le proprie chance iridate fino alla fine, perché lo stesso discorso, eventualmente e tra un anno, non potrebbe valere anche per Marquez?
In ultima, ma non meno trascurabile, lo spagnolo oggi non è più il giovane arrembante che cannibalizzava ogni gara in cui indossava il casco. È un uomo che ha compiuto trent’anni e che dall’incidente di Jerez del 2020 si è sottoposto a quattro, diversi, interventi chirurgici, martoriando il suo fisico a suon di cadute a scalfendo anche il suo spirito. Senza dimenticare il problema di diplopia emerso poco più di un anno fa.
“Voglio tornare a essere il miglior pilota del mondo, se non ci provo non lo saprò mai". Fai bene a provarci Marc, ma ci concederai, oggi, qualche dubbio nella speranza che tu per primo, nei mesi che verranno, riuscirai a smentirli. Nel frattempo, conserveremo la tua cartolina in sella ad una Honda in eterno perché è giusto che sia così. Perché è stato indimenticabile.