La F1 e i suoi regolamenti improvvisati: non aumenta lo spettacolo, si perde solo credibilità

L’incomprensibile teatrino a cui abbiamo assistito nel post gara in Arabia Saudita, con Alonso che prima conquista il podio poi lo perde per una penalizzazione e infine lo ritrova (in piena notte) grazie ad un ricorso, è stato solo uno sterile antipasto dell’harakiri regolamentare che la Formula 1 ha mostrato in mondovisione, e in tutta la sua disorientante improvvisazione, nell’ultimo fine settimana in Australia.
Tre bandiere rosse, altrettante partenze dalla griglia e un arrivo in parata alle spalle della safety car. Basterebbe questo, solo questo, per dare sensazione (e dimensione) di una gara evidentemente condizionata dalle decisioni dei commissari. Ma se nel caso della prima red flag di giornata, quella in seguito all’incidente di Albon, la chiave di lettura può lasciare spazio a valutazioni, è quando si decide di interrompere la gara per l’incidente di Magnussen, a tre giri dal termine, che il teatro dell’inconcepibile trova il suo atto determinante.
L’ennesima partenza, la terza ed ultima, che ne consegue è un incontrollato saloon motor sportivo, in cui volano sportellate tra vetture prima ancora che proiettili tra cowboy, con le due Alpine e la Ferrari di Sainz (in termini di penalizzazione, ndr) a pagarne le conseguenze più drastiche. Risultato? Dentro la safey car, tutti in coda e finale congelato. Quello che doveva succedere due giri prima, subito dopo l’incidente di Magnussen, senza dar vita ad uno spettacolo così amatoriale da non sembrare attribuibile alla competizione sportiva con il maggior fatturato al mondo.
Da un paio di anni a questa parte, vale a dire dall’infuocato e contestatissimo finale del Mondiale 2021 con il duello Verstappen-Hamilton deciso all’ultimo giro dell’ultimo Gp di Abu Dhabi, qualcuno in Formula 1 si è convinto che una lettura soggettiva ed approssimativa del regolamento possa rappresentare la chiave giusta per aumentare appeal (ed introiti) dell’intero campionato.
Non vogliamo convincerci e convincere chi legge che sia per forza di cose frutto di una volontarietà, quanto più e semplicemente incompetenza o poca preparazione da parte di chi deve assumere certe decisioni, ma fatto sta che da quel Mondiale 2021 in poi la cronaca dei fine settimana è una progressiva convivenza tra prestazioni, sorpassi e polemiche derivanti da scelte prese fuori dalla pista.
Non esistono vincitori e vinti in tutta questa bagarre, come dimostra l’incredulità dello stesso Verstappen, proprio nell’ultima gara a Melbourne e dopo essere salito per la 37esima volta in carriera, e la seconda su tre tentativi in questa stagione, sul gradino più alto del podio.
Uno spettacolo deleterio per tutti, di cui nessuno ha bisogno, che va avanti da tempo e con una preoccupante regolarità e per il quale varrebbe la pena aprire un tavolo di lavoro serio, e credibile, affinché la Formula 1 torni ad essere solo ed esclusivamente un spettacolo di auto, piloti e sorpassi, dimenticando di essere stata anche una commedia con regole e regolamenti improvvisati.