F1, programmazione e uomini: la Red Bull sembra fare (per ora) un altro sport

L’equazione può sembrare pressoché scontata: l’auto più veloce, con il pilota più forte, finisce sempre davanti a tutte le altre. Ciò nonostante, per raccontare quello che Red Bull e Verstappen stanno consegnando, senza esitazioni, al mondiale di Formula 1 occorre scandire, valutare ed infine applaudire una serie di fattori essenziali che sono alla base dei risultati, dominanti, del team con sede a Milton Keynes.
Innanzitutto, e ovviamente, la macchina. Cresciuta e sviluppata attorno ad un motore che dallo scorso campionato viene prodotto in casa, trasformando di fatto Red Bull da “semplice” costruttore in vero e proprio motorista. I problemi mostrati nelle prime uscite ufficiali, ad inizio mondiale 2022, dalla nuova power unit realizzata da RBPT (RedBull PowerTrains) sono stati rapidamente superati, e il supporto (sempre più relativo) di Honda fino al 2025 oltre che la nuova partnership annunciata con Ford (a partire del 2026) non cambiano la sostanza: la Red Bull ha scommesso sulle proprie risorse, creando apparati tecnici di qualità e ottenendo livelli ad oggi inarrivabili.
D’altronde, non crediamo sia un caso che ad aprile 2021 a dirigere proprio la RBPT sia stato messo Ben Hodgkinson, per renderla più chiara lo stesso che dal 2017 guidava lo sviluppo dei motori Mercedes AMG F1. Quelli, per intenderci, che hanno permesso al team della Stella di dominare per intere stagioni.
Eccolo il secondo aspetto su cui in Red Bull, negli ultimi anni, hanno lavorato come nessun altro in circolazione: gli uomini. E se si parla di uomini in divisa rossoblu, beh allora non si può non parlare del binomio Horner-Newey.
Nei sei titoli piloti e cinque costruttori conquistati dalla squadra austro-inglese dal 2010 ad oggi c’è soprattutto la loro firma. Il primo è la copertina umana di una gestione sportivo-manageriale capace di entrare in una nuova dimensione, più moderna e vincente. Il secondo, Newey, è semplicemente un genio dell’aerodinamica, con l’innata capacità di trasformare l’idea stessa di velocità in un corpo vettura. Horner è team principal Red Bull dal 2005, Newey direttore tecnico dal 2006, giusto per fare un parallelismo efficace negli stessi anni in Ferrari si sono alternati ben sei diversi responsabili di scuderia.
Una sinergia motor sportiva diventata ormai un’epopea. Cominciata con i successi di Vettel, cementata anche nelle difficoltà durante il dominio di Hamilton e Mercedes, ed oggi riassunta in un presente da protagonista assoluta con Verstappen alfiere dal talento sconfinato e il carattere da trascinatore.
Arriviamo, quindi, all’ultimo tassello: il pilota. Cresciuto e diventato campione sempre con gli stessi colori addosso, Verstappen ha iniziato con le stigmate, e i numeri, del predestinato: le prime vittorie poco più che diciottenne e i primi anni passati a litigare un po’ con tutti, fino ad imparare dai suoi stessi errori e raggiungere una mentalità da cannibale.
Claudio Domenicali, attuale Ceo di Formula 1 (oltre che uno dei sei team principal Ferrari sopra citati, ndr), ha invitato tutti alla calma, sostenendo che il dominio Red Bull apparso incontrastabile in Bahrain subirà una flessione col passare dei mesi, anche e soprattutto a causa delle poche ore a disposizione in galleria del vento, conseguenza delle sanzioni per il caso budget cap dello scorso anno.
Il tempo e le prossime gare in calendario ci diranno se ha ragione o meno, per ora l’unica certezza è che c’è una squadra davanti a tutti, con l’auto migliore e il pilota più forte, e che agli altri, fino a prova contraria, non rimane che inseguire, imparare (se possibile) e infine applaudire.