F1, lettera a John Elkann: Caro Presidente, questa Ferrari non onora la sua storia. I conti sorridono, ma la passione dei tifosi va rispettata.

Caro presidente John Elkann, quello che si è vissuto in Ungheria nell'ultimo fine settimana è solo l’ennesimo tassello di un paradossale percorso involutivo che sta coinvolgendo la Ferrari da anni. Un crollo verticale di competitività e (ancor più grave) di credibilità sportiva che ferisce, finendo quasi con l’offendere, la passione che milioni di tifosi in tutto il mondo ripongono in un’eccellenza così meravigliosamente italiana.
La Ferrari è leggenda e tradizione, e non solo nel frenetico universo dei motori. Lei lo sa bene e lo sa la sua famiglia. Lo sa il gruppo automobilistico di cui è presidente e lo sa la stessa Formula 1, un campionato ricco e dai contorni globali ma al tempo stesso ancorato al fascino della sua storia.
Nonostante siano passati ormai quindici anni dall’ultimo mondiale vinto, la Ferrari continua ad essere la scuderia con il valore di mercato, stimato, più alto di tutti. Più di Mercedes, più della cannibalizzante Red Bull che raccontiamo in ogni GP. Numeri che fanno la differenza, ne sono sicuro, ma che non sfamano le bocche più esigenti: quelle dei tifosi.
Il mondo che le gira intorno sa che quello custodito e prodotto tra le mura di Maranello è un diamante grezzo dal valore inestimabile, un racconto generazionale che fa ancora innamorare chi decide di sfogliarne le pagine. Un’idea diventata mito, e che in quanto tale ha il dovere di continuare a brillare. Mi spiace Presidente, ma la Ferrari caotica, lenta e deludente di oggi è un affronto a tutto questo.
Seduti allo stesso tavolino, dello stesso bar (rigorosamente del motorsport), le chiederei perché secondo Lei, in oltre dieci anni, nessuno in Ferrari sia ancora riuscito a trovare una soluzione al problema dell’usura delle gomme, o perché la lettura dei nuovi parametri aerodinamici, tanto ben interpretati da altri (Red Bull), prosegua con questa elefantiaca lentezza.
Rischiando di sembrarle invadente, mi piacerebbe domandarle come mai, secondo lei, dopo Todt nessuno dei (tanti) team principal messi a capo della squadra in questi anni sia riuscito a consegnare una programmazione costruttiva e perché, soprattutto, il Vasseur scelto dalla sua presidenza appare un disorientato capitano di marina alla deriva.
Perché ogni pit stop in gara, da qualche stagione, rischia di riservare risvolti al limite del grottesco? E perché tanti tecnici, di vari comparti, negli ultimi mesi hanno deciso di accasarsi altrove, anche in scuderie minori, pur di lasciare la Ferrari (come dimostra non ultimo il passaggio di Mekies in Alpha Tauri, ndr)?
Le chiederei, infine, perché continuiamo a leggere notizie di ipotetiche trattative di mercato (Hamilton, Norris) timidamente smentite da lei o da altri vertici della società, invece di lavorare sulla serenità interna di una coppia di piloti giovani, veloci e in costate conflitto tra loro oltre che sull'orlo di una crisi di nervi.
Sarebbero troppe domande, lo so. Finirei con l’annoiarla e forse proprio per questo decido di affidarle a queste stesse righe, che probabilmente non le arriveranno mai. Tuttavia, nel salutarla, conservo la speranza che anche Lei come il sottoscritto e tante altre persone dopo l’ultimo disastroso week end in Ungheria abbia deciso di iniziare a trovare delle risposte. Per il bene nostro, ma soprattutto della Ferrari.