Zaniolo e la Roma, perché sono condannati a restare insieme

La lettera scritta all'Ansa da Nicolò Zaniolo è il primo passo lungo una strada obbligata, se non della rappacificazione con la Roma, quantomeno di un modus vivendi tale da consentire, all'una e all'altra parte, di trovare la via d'uscita dal vicolo sinora cieco in cui si sono ritrovate. Lunedì sera, durante la splendida non stop di Sportitalia dedicata all'ultimo giorno del mercato invernale, a un certo punto Michele Criscitiello mi ha chiesto: che cosa dovrebbe fare Zaniolo se rimanesse alla Roma? Risposta: trovare il modo di ricominciare con la Roma. Ha affermato il giocatore: "Sono state dette e scritte molte cose che mi riguardano in queste ultime settimane e parecchie non sono veritiere. Sono arrivato a Roma da sconosciuto e Roma e i romanisti mi hanno accolto come uno di loro. Mi hanno trasmesso fiducia, coraggio e affetto nei momenti terribili e bui degli infortuni. A Tirana, con quel gol, sentivo di aver ricambiato tutto ciò che avevo ricevuto, contribuendo a regalare una gioia indimenticabile a tutti i romanisti. A 23 anni ho vissuto esperienze che molti miei colleghi non vivono in un'intera carriera: cadere, rialzarsi, cadere di nuovo, rialzarsi ancora, vincere. In questi ultimi mesi ho attraversato un periodo delicato, in cui risultava difficile capire quale sarebbe stato il mio futuro professionale. Mi sono però sempre impegnato sul campo e in allenamento con la massima professionalità. Per la prima volta in questi giorni ho avuto paura, per me e per la mia famiglia, e mi sono sentito abbandonato. Non mi era mai successo e mi sono spaventato molto. Il futuro è nelle nostre mani: io tendo la mia e mi metto a completa disposizione della famiglia della Roma". Zaniolo si è reso conto che questi giorni nella tempesta devono finire: nel suo interesse e nell'interesse della Roma, per non dire della Nazionale che il mese prossimo tornerà in campo per disputare le prime due eliminatorie in vista dell'Europeo 2024 (con l'Inghilterra a Napoli il 23 marzo; con Malta a La Valletta il 26 marzo). La settimana scorsa, intervenendo al convegno dal titolo quanto mai provvido ("Allenare l'azzurro"), Roberto Mancini aveva esortato l'attaccante "a mettere il proprio talento al servizio della sua squadra". Parole sagge, sulle quali Zaniolo ha evidentemente riflettuto, consapevole che il ct fosse stato il primo a credere così tanto in lui da convocarlo per la prima volta quando ancora non. aveva collezionato un minuto in gara ufficiale con la maglia giallorossa. Il giocatore è stato comprensibilmente impaurito dalle degenerazioni delinquenziali della situazione che l'hanno costretto a riparare a La Spezia ("Per la prima volta in questi giorni ho avuto paura, per me e per la mia famiglia e mi sono sentito abbandonato. Non mi era mai successo e mi sono spaventato molto"). Ora, per usare la metafora calcistica, il pallone è nella metà campo della Roma.

La linea dura dei Friedkin e di Mourinho che ha reso Zaniolo prigioniero di se stesso, può lasciare spazio alla mano tesa per stringere la mano tesa da Nicolò: ripartire insieme è l'unico modo per ricucire lo strappo. Almeno sino alla fine della stagione. Ciò che conta è anteporre l'interesse della Roma a ogni altra considerazione. Zaniolo è l'uomo che ha firmato la conquista della Conference League e, allenandosi duramente, mettendosi a disposizione di Mourinho e della squadra, pensando a giocare bene e basta, può dare un contributo prezioso alle sorti della squadra nella fase decisiva della stagione, in Italia e in Europa. Se è vero che per arrivare all'alba non c'è altra via che la notte, è arrivato il momento di uscire dal buio.

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