Quell’odio che un giudice non può pensare. Quel Milan che deve tornare a correre. Quell’Inter che può ringraziare Inzaghi. Quel Napoli che fa paura anche in Europa

A PROPOSITO DI JUVENTUS La parola “odio” e la parola “sport” fanno letteralmente a pugni fra loro. Lo capirebbe anche un bambino, ma si vuol far passare per “gergo calcistico” anche un termine così brutale. Già, perché solo nel calcio si può superare ampiamente l’asticella di ciò che è considerato legittimo. Lo ha detto un giudice. Allora sarebbe da riconsiderare anche la parola “razzismo” o la “discriminazione territoriale” che viene spesso riproposta nei cori da stadio. Ma che cosa c’è alla base di razzismo o discriminazione se non l’odio che alimenta entrambi? Dunque perché ci indigniamo per il razzismo e riteniamo vuota una parola come “odio” che genera qualunque male? Non c’è un motivo reale se non la difesa di un aberrante sentimento che non esiste nello sport tranne nei confronti di una sola squadra. Prendiamone atto prima di…giudicare. O di straparlare.

A PROPOSITO DI MILAN il brodino caldo del Milan nei confronti del Torino consente a Pioli e giocatori di riprendere fiato perché proprio di fiato si tratta. Quello corto che sta caratterizzando la squadra dalla ripresa post mondiale. Si è criticato tutto e tutti: la società, i giocatori, Maldini, Massara, il mercato, il sistema di gioco, ma è sulla preparazione di Pioli che bisognava concentrarsi. Purtroppo un antico “difetto” splendidamente nascosto dall’ultimo scudetto. Un deficit di corsa e di preparazione da risultare così lampante quanto incredibilmente sottovalutato. Il Milan non corre più e se a una squadra abituata a giocare alta, a riconquistare immediatamente palla e a macinare chilometri togli la velocità, togli tutto.

A PROPOSITO DI INTER bisogna dare merito a Inzaghi. La squadra c’è e sta tornando su ottimi livelli. L’impronta dell’allenatore si vede e anche il successo in Supercoppa codifica un nuovo modo di intendere il calcio basato su una prudenza temprata dalla qualità. Praticamente le stesse armi utilizzate alla Lazio che il buon Sarri ancora non riesce a scalfire. Buona difesa, tanto fosforo a centrocampo e attacco adattato alle esigenze di chi scende in campo. Insomma c’è da sperare bene anche per il cammino in Champions. 

A PROPOSITO DI NAPOLI è la magnifica realtà del nostro campionato e guardando le migliori in Europa può giocarcela con chiunque anche in Champions. Sinceramente, assegnati i meriti a presidente e direttore sportivo non resta che porre sul gradino più alto del podio l’allenatore Spalletti. Un autentico educatore di calcio. Un tecnico che ha raccolto molto meno di quanto abbia dato e spesso trattato con irriconoscenza. Stava accadendo lo stesso anche a Napoli. Ovunque sia andato ha risolto problemi e risollevato situazioni. Sempre con lo stesso stile. Quello di non indugiare su nessuna debolezza ma capace di inondare di energia chiunque sempre con la barra dritta sull’obiettivo. Complimenti mister!

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