Milan, con il Tottenham puoi osare. Juve, il patto col nemico. Rosso di rabbia e Via col vento: quando il grande imprenditore perde nel calcio

Quando tocchi il fondo puoi solo risalire. Questo è quello che è capitato al Milan ad inizio 2023 e la vittoria di venerdì sera con il Torino, seppur brutta, è il punto dal quale ripartire. Bisogna ripartire, almeno, dagli ultimi 20 minuti. Dove c'è stata la voglia di vincerla e il finale dell'orgoglio. Perché, ogni tanto, è giusto guardarsi allo specchio e vedere che al centro della maglia hai ancora un tricolore bello grande da mostrare. Il Milan è in grande difficoltà, gioca male e molti calciatori non seguono più Pioli. Forse non lo segue più neanche il navigatore della sua auto quando Stefano chiede la destinazione da raggiungere ma fino al termine della stagione bisogna andare avanti così. Forse poi, anche se ha un contratto, sarà giusto fare delle riflessioni perché non puoi andare avanti solo per una firma su un contratto se il progetto ha raggiunto il suo massimo. Intanto arriva la Champions e domani sarà emozionante tornare ad ascoltare quella musichetta a San Siro in una gara di andata di un ottavo di Champions League. Brividi. E non siamo a San Remo. Non ci sono rose, forse solo spine. Eppure il Tottenham non sta bene. Ha perso giocatori importanti e in Premier è vero che le dà ma ne prende anche tante. La missione, per questo Milan, è complicata ma non impossibile. La qualificazione si può tentare ma ci vorrà un Milan organizzato e voglioso. Bisogna dimenticare le ultime prestazioni e dal gioco si deve ricominciare. Senza quello, in Europa, difficilmente riesci a bluffare.

La Juventus vince con la Fiorentina, con brivido, e almeno si allontana dalla zona salvezza per dirla all'Allegri. La verità è che a Torino credono fortemente nella strategia politica di Francesco Calvo e hanno la consapevolezza che la Corte Federale ha fatto, come al suo solito, una sentenza con i piedi e che il Collegio di Garanzia del Coni potrà ribaltare o almeno rispedire al mittente la condanna. Ricordiamo con i sottotitoli per l'ennesima volta. Il Coni può azzerare il -15, può confermarlo o puo dire alla Corte Federale che le motivazioni non sono convincenti e potrebbe richiedere una nuova rivisitazione della pena. Cosa che è successa spesso. Quindi, in quel caso, il -15 potrà diventare tutto. -3, -5, – 7 e così via… Staremo a vedere. Le certezze sono due. La Juventus ha riaperto il dialogo con la Federazione, la Figc è consapevole della sua debolezza e come difensore potrebbe schierare un panchinaro e non il titolare e chi ha fatto la sentenza del -15 probabilmente dovrà rivedere le sue posizioni. I tifosi bianconeri chiedono giustizia, fanno bene, ma sulla manovra stipendi è tutto un altro film rispetto alle plusvalenze.

In chiusura un argomento generico. Il calcio è una brutta bestia. Una droga. Se ci stai lontano sei bravo, se riesci ad uscirne sei un fenomeno, se ci stai dentro sei un pazzo. In Italia non si può fare calcio. I soldi si devono fare con il calcio ma non li fai nel calcio. Quanti grandi imprenditori si sono bruciati con il pallone? Inutile fare nomi storici come Tanzi, Sensi, Cragnotti e così via. Sarebbe ridicolo. Andiamo sul presente. Imprenditori ricchi e geniali nei loro campi, da anni, non riescono a fare nulla di buono nel calcio. Prendete Rosso, il patron della Diesel. Era a Bassano, non ha mai portato la squadra in B e sperava di fare meglio a Vicenza. Flop totale anche lì. Imprenditore internazionale ma non riesce a mettere una scopa in serie C. Cambiamo regione. A Benevento c'è un grande imprenditore, Oreste Vigorito. Uno che paga puntuale, non ti fa mancare nulla, paga tutti i fornitori ma non riesce a sfondare con il suo Benevento nonostante una valanga di milioni di euro spesi. Sbaglia quasi sempre tutto e vive malissimo le sconfitte. Lì perde lucidità. Farebbe bene a fare un passo indietro e ad ammettere che nella vita ha vinto ma nel calcio non è riuscito a ripetersi. Altro esempio a Como. La proprietà più ricca del calcio italiano che continua ad investire ma sbaglia mercato e stagioni. Il Como non vede la luce della serie A e si deve accontentare di salvarsi nella B italiana. Potremmo fare altri mille esempi ma non serve. Il pensiero finale è abbastanza semplice: se sei un vincente nel tuo ambito lavorativo non è detto che tu ti possa ripetere nel calcio. Ci sono altre dinamiche e ci vogliono altre caratteristiche. In pochi sanno fare calcio e i soldi servono solo in parte se manca astuzia, competenza e soprattutto tanta pazienza. 

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