Lasci Milano? Solo grossi flop: chi sogna un clamoroso ritorno, chi ci ripensa ed il nuovo sforzo verso Leao: Maldini spera, penna al portoghese. Un modello comune per Inter e Milan: una fabbrica di soldi

Al di là dei discorsi legati all'inevitabile rivalità sportiva, ci sono diversi tratti distintivi che accomunano Inter e Milan anche in chiave programmazione. Si parte dal discorso legato allo stadio, con la volontà congiunta di innalzare il calcio meneghino allo status internazionale, prendendo come esempio una struttura che ha di fatto incantato le rispettive dirigenze nelle circostanze in cui hanno avuto modo di osservarlo da vicino: il Tottenham Hotspur Stadium, altrimenti noto come “New White Hart Lane”. L'impianto londinese, oltre a rappresentare un modello architettonico avveniristico, si sta rivelando una vera e propria macchina da soldi che si slega dal semplice incasso legato al botteghino, che di per sé rappresenta l'ultimo dei problemi per due delle tifoserie più attive d'Europa come si evidenziano quelle rossonerazzurre. Gli introiti che si sommano alla media di 5 milioni di sterline per partita, sono legati alle possibilità collaterali offerte agli avventori: a partire dai 5 piani di tribune che alternano possibilità accessibili per ogni budget, arricchendole di occasioni di intrattenimento che rendono la struttura attiva anche se non soprattutto nei giorni in cui paradossalmente non ci sarebbero partite in programma. Ristoranti in serie (indotto da 20 milioni all'anno solo da food and beverage), una collezione di shop, sino ad arrivare alla collaborazione con la Formula 1 che offrirà la possibilità di tramutare l'impianto in una pista per Go Kart elettrici. Traduzione: ogni angolo dello stadio sarà atto alla monetizzazione. Una svolta che non è più possibile procrastinare, con buona pace della burocrazia milanese.

Tornando al campo, non si può che evidenziare anche il destino che ha malauguratamente accompagnato quasi tutti i protagonisti sul campo ed in panchina che hanno preso la decisione di lasciare l'esperienza all'ombra della Madonnina. Se Spalletti rappresenta l'eccezione, ma del resto era stata la dirigenza dell'Inter ad interrompere il rapporto e non il contrario, l'esperienza londinese di Antonio Conte sta suffragando una tesi già di per sé ricca di numerosi esempi. Il divorzio del tecnico dagli Spurs a fine stagione rappresenta una pura formalità, ed un ritorno in serie A è certamente un'ipotesi che l'allenatore dell'ultimo scudetto interista prenderebbe in grande considerazione.

Sul piano dei calciatori, gli esempi sono ancora più numerosi ed eloquenti, oltre che bipartisan. Sul fronte Milan il solo Calhanoglu può esprimere soddisfazione per la sua successiva esperienza (non a caso sull'altra sponda del Naviglio). Donnarumma al di là delle dichiarazioni di circostanza che ha espresso a margine dell'ennesimo fallimento europeo del suo PSG, non può certamente ritenersi soddisfatto dell'upgrade che riteneva sarebbe arrivato con il trasferimento a Parco dei Principi e del quale invece non si è vista traccia al di là del discorso meramente economico. Discorso analogo a quello di Franck Kessie a Barcellona. Con l'aggravante, per l'ivoriano, di una gestione mediatica dell'addio aberrante a cavallo della passata stagione, e che ora lo porta ad esprimere considerazioni lusinghiere ad ogni piè sospinto per l'ex rivale cittadina nella speranza che possa essere l'Inter a riportare a Milano la sua traiettoria di carriera.

Non se la passano meglio coloro i quali hanno lasciato il progetto nerazzurro, sebbene con tutte le problematiche economiche del caso ed indipendenti dalla propria volontà. Il Perisic di Londra è un lontano parente di quello inarrestabile dello scorso campionato con la maglia dell'Inter, Hakimi non nasconde di coltivare la speranza (impossibile) di seguire le orme di un altro pentimento illustre come quello del suo ex compagno di squadra Romelu Lukaku che però ha realizzato l'obiettivo di tornare a vestire il nerazzurro.

Avvisaglie che spaventano chi da una parte la sua decisione l'ha presa come Milan Skriniar e che fanno riflettere chi è in procinto di scegliere come Rafael Leao. Per lo slovacco è tardi per ogni genere di ripensamento, anche se la traiettoria sportiva del Psg nella massima competizione continentale, e la gestione dei continui guai di spogliatoio, non lascia grossi margini di ottimismo. Per il portoghese Maldini è stato chiaro prima di eliminare il Tottenham dalla Champions League: il passaggio del turno con gli annessi introiti avrebbero potuto aiutare le volontà di rinnovo rossonere. Non siamo ancora a quella fase, ma uno spiraglio nella fase di assoluto stallo antecedente (al netto dell'ottimismo sbandierato sui social) sembra essersi aperto, se non altro sul fronte rossonero. Il Milan ha abbandonato l'intransigenza delle settimane passate e sta facendo realmente ogni sforzo possibile per venire incontro alle richieste di Leao. La palla passa totalmente nei piedi dell'attaccante, in attesa che la penna passi nelle sue mani per confermare con i fatti le esternazioni rassicuranti delle passate settimane. La deadline di fine stagione è sempre più vicina.

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