Juve, con la proroga si trema: quel 19 che fa paura… anche al Milan. La strategia di Cristiano, gli indizi (tesi) di Maldini e i ritardi per Leao: cosa succede

Perché un investitore dovrebbe interessarsi al calcio italiano? Si sta per concludere un mese di gennaio che ha rappresentato il manifesto programmatico di un movimento caratterizzato da un quadro clinico disperato e che non mostra grossi segnali di reversibilità.

La prima picconata all’immagine è arrivata dalla Juventus, dal passo indietro della proprietà nei confronti di (quasi tutta) una dirigenza che a livello di risultati aveva garantito un sostanziale dominio per un decennio, e che potrebbe lasciare in dote dei danni in grado di compromettere quantomeno il prossimo triennio a tinte bianconere.

La penalizzazione inflitta nel campionato in corso, se confermata dal Coni, non sarà che il primo crash test al quale il destino della Juve sarà sottoposto nei prossimi mesi: con conseguenze che sfoceranno inevitabilmente sulla partecipazione alle prossime coppe Europee e che intaccheranno l’immagine di tutti i professionisti che di quella squadra hanno fatto parte e che rischiano di essere squalificati almeno per un mese, se venisse provata la violazione dell’articolo 31 comma 3 del Codice di Giustizia Sportiva. La richiesta della procura di una proroga di ulteriori 40 giorni per l’inchiesta  legata alla manovra stipendi fa tirare un sospiro di sollievo solo nell’immediato, perché le conseguenze potrebbero intaccare in maniera pesante la stagione in corso. Uno sfacelo a livello continentale, poiché oltre ai 5 calciatori attualmente in rosa agli ordini di Allegri, ne sarebbero coinvolti altri che nel frattempo hanno cambiato squadra e campionato.

Non Cristiano Ronaldo, tuttavia, che non siglò nessun accordo privato ma che sta meditando la possibilità di costituirsi come parte civile nel processo penale qualora non gli fosse garantita dalla nuova dirigenza della Juventus la possibilità si recuperare i suoi famosi 19 milioni.

Ironia della sorte, la stessa cifra (19 milioni) che anima anche i sonni del Milan in relazione al rinnovo di Rafael Leao. La richiesta dello Sporting Lisbona al calciatore si attesta a quel numero, aumentando degli interessi i 16,5 milioni di partenza. Problema che continua ad osteggiare un accordo che il calciatore non vedrebbe l’ora di siglare con i rossoneri, ma che abbiamo spiegato a più riprese non sia possibile considerare come assodato. Sul tavolo c’è anche l’aspetto legato alla clausola rescissoria che i rossoneri vorrebbero mantenere inalterata a 150 milioni e che il numeroso entourage del portoghese gradirebbe abbassare in maniera considerevole. Ulteriore nodo da sciogliere, con l’aggiunta di un particolare che potrebbe assumere rilevanza nei mesi a venire: la procura firmata a Dimvula scadrà nel febbraio del 2024, ed un movimento successivo a quella data chiuderebbe ogni questione legata a commissioni di vario genere liberando Jorge Mendes da ogni problema: un’eventualità di cui il Milan non vuole sentire parlare nemmeno alla lontana. Il Psg osserva con interesse assieme ai principali club di Premier League.

Del resto le recenti parole di Maldini quando, stuzzicato dai cronisti rispetto al momento negativo vissuto sul campo ed alla possibilità di arrivare a Zaniolo, ha risposto facendo riferimento a parametri ed alla pazienza, aveva già fornito una chiave di volta alla illuminante sul mancato extra budget che sarebbe stato deciso di lì a poco. Allo stesso modo, riecheggiano in maniera sinistra le considerazioni dello stesso Maldini sulle questioni rinnovi di contratto. “Chi voleva firmare ha firmato”. Ogni riferimento a Leao non era puramente casuale né tantomeno partorito da interpretazioni maliziose.

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