Crollo Milan: alla larga dalle fake news. Pioli, che azzardo contro tre specialisti! Rinnovi, questioni aperte

Un momento così negativo per la squadra Campione d'Italia in carica era oggettivamente difficile da ipotizzare e prevedere. Il viaggio nella crisi del Milan, ad ogni modo, va relazionato a questioni di campo e probabilmente di motivazioni, senza che il pozzo debba per forza essere avvelenato da ipotesi strampalate, congetture e fake news che troppo spesso proliferano nei momenti di difficoltà con la grancassa dei social network a fare da megafono.

A tutto c'è una spiegazione, ed un'analisi coerente non può che tenerne conto. A partire dal caso Maignan, cui si è cercato di ricercare spiegazioni nelle maniere più disparate e poco confacenti alla realtà dei fatti. Una situazione nella quale il Milan è coinvolto sì, ma solo come “parte lesa”. Nessuna operazione di recupero sbagliata da parte dello staff rossonero, ma piuttosto un'imperizia del diretto interessato nel periodo della prima convalescenza con l'obiettivo di cercare di rendersi disponibile per Deschamps in vista del Mondiale in Qatar. Magic Mike ha invece forzato nella convinzione di poter accelerare i tempi sulla tabella di marcia per il pieno recupero dietro consiglio di un presunto specialista del settore, andando ad acuire danni che si sarebbero già potuti risolvere con le tempistiche messe in preventivo nel momento della prima lesione di settembre.

Messe da parte (ammesso che ce ne fosse davvero bisogno) le ricostruzioni frutto della fantasia anche in relazione a presunti problemi di spogliatoio, va analizzata la gestione del momento di difficoltà da parte di Pioli. Ed in questo senso sono i fatti nudi e crudi ad incaricarsi di far riecheggiare un campanello d'allarme. Soprattutto nella storia del tecnico emiliano, che già nelle precedenti esperienze professionali non era stato nuovo a periodi di “vuoto pneumatico” che avevano fatto da preludio alle inevitabili conseguenze di una fine della corsa sulle panchine di Lazio, Fiorentina ed Inter. Nel caso del Milan il supporto è stato totalizzante ed avvolgente da parte della società, con Paolo Maldini che si è speso in prima persona senza prendere in considerazione nessuna decisione drastica e non solo in ossequio al capolavoro della passata stagione.

La fiducia c'è sul serio, e attraverso questo si spiega anche la scelta, oggettivamente molto rischiosa, di un cambio di modulo in corso d'opera peraltro alla vigilia di un trittico di partite decisive da disputarsi contro avversari specialisti assoluti nel modulo che Pioli vorrebbe instillare nei suoi.

Dapprima l'Inter di Inzaghi, che al netto delle balbuzie stagionali è certamente un esempio illuminato di quel sistema tattico difficilmente leggibile dalla controparte per quanto collaudato e mnemonico nel suo sviluppo. Po il Torino di Juric, allievo prediletto di Gasperini e di conseguenza fautore convinto ed efficace dell'applicazione di quel modulo tattico, ed infine il Tottenham di Conte: uno che sulla difesa a tre ha costruito una carriera costellata di successi. Una scelta che quantomeno denota coraggio da parte di Pioli, forse troppo, a meno che l'indispensabile variazione di interpreti non vada a fornire qualche riscontro già dal prossimo impegno. Certo prolungare la caduta anche per le prossime due gare potrebbe comportare delle conseguenze inevitabili.

Infine la questione legata ai rinnovi: come anticipato a fine dicembre e confermato dalle dichiarazioni dei suoi agenti, il prolungamento di Giroud non è ancora cosa fatta. Ci sono distanze economiche da limare per arrivare ai famosi 4 milioni a stagione e che potrebbero e dovrebbero essere colmate a breve, già entro la fine del mese corrente. Diverso il discorso legato a Rafa Leao: in questo caso la mancanza della firma si scontra con l'ottimismo profuso dalle troppe persone che dovrebbero assistere il portoghese. Diverse questioni restano irrisolte e la deadline che il Milan si è prefissato per la fine di maggio non è assolutamente prorogabile, Senza l'accordo, in estate darà addio.

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