Borsino panchine: Mourinho spara, Inzaghi lotta, Allegri ha paura

Quando sei al 24 febbraio, 7 squadre su 7 sono ancora in Europa, e la lotta Champions coinvolge 5 squadre in 6 punti per 3 posti, e forse anche una sesta squadra se arriverà il colpo di scena giudiziario,  allora si capisce bene che fare piani sul futuro degli allenatori delle grandi è piuttosto aleatorio.

Tutto e niente è ancora possibile per ognuna, tranne per il Napoli che già a Reggio Emilia ha cominciato una festa scudetto lunga 5 mesi. E allora ecco allenatore per allenatore qual è il range di possibilità nel futuro. Partendo proprio da quello che sarà l’allenatore scudettato.

SPALLETTI: verrebbe da dire che solo un pazzo potrebbe lasciare. E però certo un elemento di follia in lui c’è. Un’offerta danarosa dalla Premier da per esempio il Tottenham però difficilmente lo troverebbe positivo, perché ripartire dai piedi del podio non avrebbe senso. Altra cosa se il PSG fallisse e si tornasse sul luogo del delitto: nell'estate 2009 Spalletti perse a Parigi il rush per la panchina del Chelsea all’ultima scelta rispetto ad Ancelotti. Memorabile il racconto del loro incrocio in ascensore mentre si alternavano per il colloquio di lavoro con Abramovich. Magari stavolta tornerebbe per rimanere. Molto, molto improbabile comunque, anche perché a Parigi la scelta della panchina è a cascata con chi prende in mano il club a livello dirigenziale, e se il PSG fallisse negli Ottavi è tutto da vedere se Campos conserverebbe il suo posto da deus ex machina. Il portoghese peraltro non ha minimamente alcuna simpatia per i colleghi italiani. In caso di rivoluzione però…

SIMONE INZAGHI: la situazione più assurda. Parliamo del merito: Simone Inzaghi merita la riconferma anche solo qualificandosi alla prossima Champions. Nella realtà non è così scontato: la riconferma automatica arriverebbe in caso di qualificazione ai Quarti o di secondo posto. Esonero finendo quinto. Ma se uscisse con il Porto e anche se qualificasse in Champions ma da terzo o quarto, il posto non sarebbe così sicuro. Follia.

MOURINHO: chiariamo una cosa: Mourinho ha un contratto fino al 2024, a 7 milioni a stagione. Quindi l’indignazione perché Friedkin non l’abbia ancora chiamato è piuttosto ingiustificata. Con la squadra che ha a disposizione, e visto il gioco scadente, e con la penalizzazione della Juventus, beh Mourinho ha l’obbligo di qualificarsi in Champions, dopo aver mancato l’autostrada per la Coppa Italia – e ci sarebbe anche la responsabilità di arrivare almeno in semifinale di Europa League. Si dice che Mourinho abbia rifiutato il Portogallo per rimanere a Roma: balle, aveva chiesto la possibilità di allenare entrambi, respinta da Friedkin, e il rifiuto gli è andato di traverso. Già quando era al Real Madrid il portoghese aveva chiesto a Florentino Perez di poter avere il doppio incarico, e anche quella volta la richiesta fu negata, ma era proprio all'inizio della sua avventura madridista. Si era manifestato anche il Brasile qualche settimana fa, ma a quel punto lo Special One ha evitato di farsi dire di no due volte. Certo ha anche delle ragioni nel sentirsi molesto per l’assenza del padrone e per la mancanza di chiarezza sui programmi. Ma è ovvio che la qualificazione in Champions sia esiziale: senza quella, la prima cosa a essere fuori luogo sarebbe il suo stipendio. Vorrebbe dire rescissione o dimissioni? Mourinho non ha mai lasciato un salario indietro nella sua carriera… Altra cosa sarebbe se, di nuovo, un PSG venisse a bussare, come inutilmente ha provato a ottenere Mourinho in quasi una decina d’anni, senza che stranamente la scintilla scoccasse mai. Ma in mancanza di quello, pure senza Champions, guadagnerebbe troppo sia per essere esonerato, sia per dimettersi.

PIOLI: La situazione più semplice di tutte. In condizioni normali, senza qualificazione in Champions sarebbe esonerato. Ma quello che ha fatto Pioli l’anno scorso non è normale, e dunque sarà l’allenatore del Milan il prossimo anno qualunque cosa accada.

SARRI: In verità anche la sua situazione è piuttosto facile: perché la Lazio non ha l’obbligo di qualificazione in Champions come le altre grandi. Ci sta provando, e probabilmente andrà bene anche solo dovesse arrivare nei primi 6. In Conference però ha l’obbligo di finale come la Roma l’anno scorso, e sarebbe proprio un peccato sprecarlo.

GASPERINI: un’annata tale da essersi garantito la conferma. Perché è a -3 dalla Champions, perché ha valorizzato i giovani in ottica mercato futura, e insomma la proprietà vede già crescere il valore. Poi però c’è sempre il suo carattere, che lo vede ergere le barricate per non vendere Demiral all’Inter salvo poi lasciarlo a muffire in panchina. Ma se si accetta quello, tutto scorre.

ALLEGRI: ovviamente dipende dalle cassazioni sportive. Sapendo che il suo oneroso contratto è un’assicurazione sulla vita. Un sesto posto con penalizzazione o una finale di coppa sono sufficienti a garantirgli la riconferma. Ma anche senza appunto, guadagna troppo per liberarsene. A meno che Elkann davvero non decida di dare una scossa epocale, e o Conte o Zidane non accordino un robusto sconto sul loro valore di mercato.

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