Antonio Conte è l’uomo del mercato: sogna il Milan ma Napoli e Roma lo corteggiano. Rivoluzione capitolina: i retroscena dell’addio di Pinto e le correnti per la sua successione

Grandi manovre con vista sull'estate e che vedono il Milan come assoluto protagonista. I rossoneri stanno cercando la soluzione migliore per costruire un futuro ai massimi livelli e le prospettive di addio da parte di Stefano Pioli al termine della stagione sono talmente chiare da rappresentare una sostanziale certezza. È evidente che una situazione di questo genere ingolosisca molti dei top manager in giro per l'Europa, con particolare riferimento a chi, come Antonio Conte, sembra avere tutte le intenzioni di tornare a lavorare nel nostro campionato dopo l'ultima esperienza al Tottenham in Premier League. L'ex allenatore dell'Inter gradirebbe non poco la prospettiva di tornare a lavorare a Milano ed i rossoneri rappresentano ad oggi la sua personalissima priorità. Cosa separerebbe allora uno dei tecnici più ambiti da una delle squadre più ambiziose del nostro calcio? La fattibilità di creare un progetto tecnico che possa al contempo rispettare i parametri economici di sostenibilità che meritevolmente la proprietà del Milan sta perseguendo nella fase americana della sua storia recente. Se la corrente sportiva, capitanata da Moncada e con il supporto influente di Ibrahimovic non avrebbe dubbi rispetto alla possibilità di affidare la propria restaurazione ad Antonio Conte, qualche rimostranza in più resta a Giorgio Furlani. Affidarsi al salentino significherebbe sposare una causa che vada ad abbracciare uno stipendio molto importante, delle richieste di mercato che lo siano altrettanto se non di più, e soprattutto una battaglia quasi quotidiana finalizzata a soddisfare quell'ossessione da vittoria che da sempre accende lo spirito delle sue esperienze professionali. Non sarà semplice, dunque, ma ci si sta lavorando.

Le alternative del resto non mancherebbero di certo. Partendo dal Napoli che dal momento successivo alla scelta di Rudi Garcia ha cercato di convincere Conte a sposare il progetto di De Laurentiis, passando per una Roma che si appresta a vivere una assoluta rivoluzione in termini di uomini e di prospettive future dopo il ribaltone che ha caratterizzato la giornata di ieri.

Tiago Pinto non è stato confermato non tanto per i risultati poco soddisfacenti offerti dal campo. Quanto piuttosto per la mancanza di crescita economica costruita dalla rosa che ha allestito nelle ultime sessioni di mercato. Prendendo a paragone le altre big (ma non solo) del nostro campionato, infatti, non si faticherebbe a reperire esempi di calciatori che abbiano incrementato il loro valore di mercato attraverso il rendimento offerto sul campo. Lo ha fatto il Milan vendendo Tonali e rifacendosi il look la scorsa estate, lo deve fare l'Inter sostanzialmente ogni dodici mesi, mentre risulta davvero complicato individuare un calciatore acquistato dalla Roma con cui si possa fare un ragionamento analogo. Aspetto evidentemente intollerabile per i Friedkin che si erano affidati al portoghese proprio con quel genere di prospettiva, forti della scuola Benfica che aveva formato lo stesso Pinto, e che invece si sono trovati di fronte ad una rosa sistemata quasi esclusivamente per rispondere ai criteri del “tutto e subito” imposti dallo stesso Josè Mourinho che ora non perde occasione di chiamare in causa la proprietà per ottenere il tanto agognato rinnovo di contratto.

In attesa che i discorsi entrino nel vivo, i giallorossi dovranno valutare le opportunità più interessanti presenti anche sul mercato dirigenziale. La vicinanza tra l'amministratore delegato Lina Souloukou con Francois Modesto tiene aperta la porta ad un approdo dell'attuale direttore del Monza in giallorosso. Gli ambienti della Capitale invece propendono per ripristinare i propri equilibri interni con Ricky Massara: uno che a livello di scouting ha sempre rappresentato una garanzia e che sembra realisticamente pronto ad assumere in prima persona la guida delle operazioni dopo avere affiancato Sabatini per larga parte della propria carriera e Paolo Maldini nell'esperienza congiunta al Milan.

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